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La famiglia Perlmutter
di Panaït Istrati e Josué Jéhouda
Elliot, 2016

 

Discepolo di Ramakrishna, Swami Vivekananda (1863-1902) è stato guru, poeta e filosofo: un costruttore di ponti fra diverse tradizioni culturali e religiose. La sua vita coincide con la sua missione: migliorare le condizioni spirituali dell’umanità intera, nella convinzione che esista un solo Dio dai molti nomi. In questa appassionata biografia, qui tradotta per la prima volta in italiano, Romain Rolland riversa tutta la sua ammirazione per un «eroe» che ha dedicato la propria esistenza alla causa dell’armonia universale. Per lo scrittore francese, Vivekananda è un maestro in cui riconoscere le proprie aspirazioni, accettandone il carisma ed esaltandone la forza comunicativa. Ed è soprattutto la capacità del mistico indiano di parlare agli occidentali che interessa a Rolland; per questo un’attenzione particolare è riservata alla sua interpretazione del cristianesimo e ai viaggi in America e in Europa, primi semi per la futura diffusione della spiritualità orientale.

 

Romain Rolland

(Clamecy, 1866 – Vézelay, 1944) Scrittore e drammaturgo francese, è stato uno degli intellettuali più influenti del Novecento e ha lottato tutta la vita per l’affermazione degli ideali umanitari e della non violenza. Oltre al romanzo in dieci volumi Jean-Christophe, pubblicati tra il 1903 e il 1912, e alle pièces teatrali, scrisse numerose biografie, tra le quali, oltre a quella dedicata a Tolstoj, ricordiamo Beethoven (1903) e Michelangelo (1905). Ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1915, anno in cui iniziò la stesura degli articoli antimilitaristi poi raccolti nel volume Al di sopra della mischia. Oppositore del fascismo e convinto pacifista, nel primo dopoguerra intrattenne una fitta corrispondenza con il Mahatma Gandhi. Fu inoltre autore di molte opere di storia e critica musicale.

Vivekananda
di Romain Rolland
Castelvecchi, 2015

Controdemocrazia

di Pierre Rosanvallon

Castelvecchi, 2013

I cittadini delle moderne democrazie hanno abbandonato le assemblee per ritirarsi – e limitarsi – alla sfera privata, prendendo alla lettera il consiglio dei grandi pessimisti. Anche se l’ideale democratico non ha mai regnato in maniera tanto incontrastata, i governi che ne portano la bandiera sono oggetto di critiche sempre più incalzanti e intransigenti. L’erosione del consenso è uno dei principali problemi del nostro tempo. Ma se le urne elettorali e i comizi sono sempre meno frequentati, non così sono le piazze, quelle virtuali in primis.

Pierre Rosanvallon ci spiega che per capire questa nuova specie di cittadini è necessario comprendere i meccanismi di “creazione del consenso” e quelli dell’  “espressione sociale del dissenso” come due momenti e due sfere diverse dell’ambito democratico. Controdemocrazia è il nome con cui lo storico francese designa il movimento propulsivo e negativo delle masse contro i propri rappresentanti. Il suo libro ci offre una chiave di lettura, un punto di partenza per capire il ruolo strutturale del dissenso nei sistemi democratici. Perché gli effetti delle mobilitazioni “negative” che costellano la nostra vita pubblica hanno di certo le loro ragioni d’essere, ma rischiano comunque di portarci alla paralisi.

 

“La democrazia non è solamente il voto nell’urna. Nella complessità del mondo contemporaneo, la vita democratica si decentra, innescando una varietà di azioni e istituzioni il cui significato è al di là del solo suffragio universale”

“Se volete capire le democrazie occidentali leggete Rosanvallon” Le Monde

 

Pierre Rosanvallon

Professore di Storia al Collège de France, è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo la trilogia sulla storia delle istituzioni democratiche: Le Sacre du citoyen, Le Peuple introuvable (Il Popolo introvabile, il Mulino, 2005), La Démocratie inachevée (Gallimard, 1992, 1998, 2000), Le Modèle politique francais (Seuil, 2004) e, tradotto in Italia, Il politico. Storia di un concetto (Rubettino, 2005).

 

Albert Camus. Una vita per la verità

di Virgil Tanase

Castelvecchi, 2013

«Le pagine che Tanase dedica all’opera del Camus drammaturgo sono esemplari per sensibilità e penetrazione psicologica»

Le Monde

«Ci sono le biografie critiche, quelle empatiche e quelle di ammirazione. Quella di Virgil Tanase rientra in quest’ultima categoria. L’esperienza dolorosa del comunismo che Virgil Tanase ha vissuto, lo porta a essere particolarmente sensibile alla critica risoluta del totalitarismo espressa dall’autore de L’uomo in rivolta»

L’Express

Albert Camus, lo scrittore e il filosofo, l’uomo che scelse la rivolta invece della rivoluzione, continua a parlare ai lettori di oggi con la stessa dolorosa consapevolezza con cui visse e parlò ai suoi contemporanei. La necessità e l’attualità del suo pensiero traggono forza dal radicarsi in un percorso esistenziale intenso, dalla nascita, cento anni fa, in un quartiere povero di Algeri, fino alla morte improvvisa, accanto al suo editore Michel Gallimard, in un incidente stradale nel 1960. Portatore di un umanesimo antidogmatico e solidale, Camus riconobbe presto la deriva totalitaria del comunismo, abbracciò criticamente l’anarchia e la sua denuncia non semplificatoria della questione coloniale venne facilmente travisata. Virgil Tanase dedica un’attenzione partecipe all’indipendenza delle sue prese di posizione pubbliche, scelte che subordinavano la politica al primato dell’etica, che gli procurarono attacchi da tutti i fronti e che si dimostrarono influenti e profetiche. Accanto alla genealogia delle opere maggiori – daL’uomo in rivolta a Lo straniero a La peste – Tanase si concentra sul rapporto di Camus con il teatro, non limitandosi ai testi, ma cercando di ricostruire la sua attività di regista e, soprattutto, la continua ricerca di progetti capaci di rispondere ai suoi interrogativi.

Virgil Tanase: Nato a Galatzi, in Romania, è scrittore e uomo di teatro. Ha studiato Lettere all’Università di Bucarest e Regia all’Accademia d’arte nazionale. Autore di una tesi di semiologia del teatro, relatore Roland Barthes, si trasferisce in Francia nel 1977 e inizia a scrivere in francese. Vincitore del Premio per la Letteratura dell’Unione Latina e del Premio di Drammaturgia dell’Accademia di Romania, ha scritto quindici romanzi. Professore in diverse scuole di teatro, insegna Storia dello spettacolo presso l’Institut International de l’Image et du Son. Ha realizzato oltre trenta spettacoli in Francia e in Romania, adattando per il teatro testi molto diversi, da Balzac a Dostoevskij, da Proust a Čechov. Il suo ultimo libro è una biografia di Saint-Exupéry uscita nel 2013 per Folio.

«Quale maledizione incombe sui vecchi Perlmutter per far sì che tutti i loro figli si siano ribellati in modo così impietoso contro di loro e gli uni contro gli altri?»

Siamo nel 1906. Sotir, marinaio di un piroscafo che segue la rotta tra la Romania e l’Egitto, torna a Costanza, principale porto romeno sul Mar Nero, e decide di andare a trovare la famiglia ebrea dei Perlmutter per recare notizie dei loro figli espatriati ad Alessandria. Nella Romania del primo Novecento, da poco indipendente, soffia il vento rabbioso di uno spirito nazionalista nemico delle minoranze e istigatore di violente azioni antisemite.
Molti romeni di etnie diverse decidono così di espatriare in Egitto, dove vengono accolti con la stessa indifferenza ebrei, zingari, disertori. La narrazione di Sotir ricostruisce non solo le vite dei Perlmutter, ma le vicissitudini di un’intera epoca vista dalla prospettiva dei più ostinati e fieri tra i “perdenti”. Un romanzo storico, colorato da un’ironia picaresca, che racconta un’umanità coraggiosa e vilipesa che si avvia ignara verso il conflitto mondiale.

Panaït Istrati (1884-1935) è figlio di una lavandaia e di un contrabbandiere greco con il quale viveva liberamente, e che fu ucciso dai guardacoste quando era ancora piccolo. Istrati passa un'infanzia di strada, frequenta poco la scuola e poi moltiplica i lavori e i mestieri per vivere. Poco a poco si forma una cultura eclettica leggendo moltissimo, e si imbarca per l'Italia, l'Egitto, il Libano... Nel 1916 la tisi lo costringe a passare molto tempo in un sanatorio, dove incontra Josué Jehouda, un giovane intellettuale ebreo con il quale stringe amicizia. Josué gli insegna il francese e gli fa leggere i libri di Romain Rolland, che Istrati considererà poi il suo “mentore”. Comincia quindi a scrivere in francese. Nel 1921, in un momento drammatico della sua vita, Istrati tenta il suicidio. In quel momento drammatico la fortuna gli sorride: sopravvive, inoltre un suo amico gli trova addosso una lettera per Romain Rolland e la fa arrivare allo scrittore. Sarà Rolland, affascinato dalla sua scrittura, ad aiutarlo a pubblicare il suo primo romanzo nel 1924, Kyra Kyralina. La sua vita ormai si struttura intorno alla scrittura, alla fotografia e ai viaggi.

Quello che le banche non dicono

di Pascal Canfin

Castelvecchi, 2013

«Ci siamo fatti prendere in giro!» Questo è il sentimento di una società intera davanti ai discorsi delle banche dopo la crisi del 2008. Stando a quanto raccontano, gli istituti di credito non sono responsabili della crisi e non sono costati nulla ai contribuenti. Questi argomenti scanditi a suon di grandi campagne mediatiche, Pascal Canfin, attuale ministro delegato allo Sviluppo francese, li sente da quando era deputato europeo e in questo libro li smonta uno a uno. Lo fa portandoci dietro le quinte dell’Europa, dove si negoziano le leggi che dovrebbero disciplinare la finanza. Scopriamo così la realtà sull’attività di lobbying esercitate dalle banche. Canfin in questo pamphlet non si limita solo alla critica ma propone inoltre delle riforme credibili affinché la politica riprenda il controllo della finanza.

Pascal Canfin

Ministro delegato allo Sviluppo francese. Giornalista economico. E’ stato eurodeputato dei Verdi e vicepresidente della commissione speciale sulla crisi finanziaria Al Parlamento europeo ha negoziato le leggi sui fondi speculativi, sui prodotti derivati, sui bonus dei trader e sulle agenzie di rating.

Le rêve français

di François Hollande

Castelvecchi, 2013

Il Presidente francese François Hollande in queste pagine mette a disposizione del lettore i due anni di lavoro che, nel maggio del 2012, lo hanno portato all’Eliseo. Gli scritti e i discorsi dell’uomo che ha conquistato un Paese e cambiato le sorti della Sinistra europea. «Gli elettori sono dei cittadini. Non possono accontentarsi di slogan o di fuochi d’artificio. Non possono più accettare le promesse non mantenute o rinunciare alla verità». Nelle parole di Hollande c’è tutto lo spirito che ha appassionato la Francia e il fronte progressista. Le rêve français contiene interventi di spessore che spaziano dalla politica all’ambiente, al futuro della Sinistra e toccano tutti i principali temi di questo periodo storico. Nei saggi, pubblicati integralmente, traspare la raffinata dialettica che contraddistingue il leader socialista, adesso più che mai punto di riferimento per tutti i politici della gauche europea.

Vita di due gatte
di Pierre Loti
Elliot, 2015

Ogni nazione ha dato un volto alla perfetta osmosi tra lo scrittore e il suo gatto: pigro ma furbo nella letteratura spagnola, simpatico e benvoluto da tutti nelle opere degli italiani, eccentrico e bizzarro nelle lettere anglosassoni, filosofico e melanconico per gli scrittori tedeschi.
Il gatto è stato sempre il compagno ideale per risvegliare l’immaginazione, trasformandosi in ispirazione e guida. Così è stato anche per lo scrittore Pierre Loti e le gatte Moumoutte. Una è Moumoutte Bianca, a chiazze nere, aristocratica e altera micia viziata dalla madre e dalla zia dell’autore, regina incontrastata della casa e dei dintorni. L’altra è Moumoutte Cinese, una piccola clandestina rifugiatasi nella cabina di Loti su una nave durante un viaggio di ritorno dalla Cina; una gatta dal pelo arruffato, magrissima, simile a un coniglio del bosco, selvatica ma affettuosissima, che svilupperà subito con lo scrittore un rapporto di riconoscenza e fedeltà. Ma come sarà accolta dalla Bianca? Sarà un incontro indimenticabile, quello tra le due gatte, estranee e diffidenti prima, amiche devote poi. Un racconto nitido e delicato che sa ritrarre non solo l’animo delle due compagne feline, ma anche l’eterno mistero del rapporto primordiale tra uomo e animale.

 

Pierre Loti

Nato a Rochefort nel 1850, il suo vero nome è Julien Viaud. Noto scrittore, viaggiatore e ufficiale della Marina, ricevette dalla regina di Tahiti, Pomare, il soprannome di Loti. In occasione di un viaggio sul Corona in Turchia, incontrò Aziyadé, bella odalisca dagli occhi verdi con la quale visse una passione immensa. Per lei nel 1879 scrisse Aziyadé, e nel 1892 le dedicò ancheFantasma d’Oriente. Nel 1880 pubblicò il suo primo romanzo firmato Pierre Loti, Le Roman d’un spahi, per il quale si ispirò a un viaggio in Senegal. Durante questo periodo scrisse oltre quaranta volumi. Divenne membro dell’Académie Française nel 1891. Ricevette la Legion d’Onore dal Presidente della Repubblica Félix Faure. Soggiornò di nuovo in Asia e scrisse I cinquantacinque giorni di Pechino (1902) e L’India (senza gli inglesi) (1903). Morì il 10 giugno 1923 a Hendaye, sui Pirenei.

 

 

Storia psicologica della prima guerra mondiale

Joseph Bédier/Marc Bloch

Castelvecchi, 2015

Autobiografia

di Paul Valéry

Elliot, 2015

Nel 1927 Paul Valéry, nominato Accademico di Francia, inviò una breve nota autobiografica che in ultimo decise di non utilizzare. Di fronte all’uditorio, tenne invece un elogio del suo predecessore alla carica, Anatole France, riuscendo a criticarlo senza mai pronunciarne il nome. Una polemica correva infatti tra Valéry e France, da quando quest’ultimo aveva rifiutato di pubblicare alcune poesie di Mallarmé, amico e idolo di Valéry. Questo e altri retroscena vengono narrati da Walter Benjamin nell’introduzione. Dall’amore per il mare, alle prime poesie, ai saggi giovanili, sino al suo capolavoro, Monsieur Teste, nei tre scritti qui presentati emerge un ritratto folgorante e inaspettato di quello che fu definito per antonomasia il poeta “puro”.

Introduzione di Walter Benjamin.

Paul Valéry

Nacque a Sète nel 1871. Consacrato con La giovane Parca (1917) come erede di Mallarmé, maestro del Simbolismo, entrò a far parte dell’Accademia di Francia nel 1927 e insegnò Poetica al Collège de France dal 1937. Tra le sue opere ricordiamo Charmes (1922). Morì a Parigi nel 1945.

 

«La guerra è stata un immenso esperimento  di psicologia sociale. Affrettiamoci a far tesoro di un’occasione, che dobbiamo sperare resti unica»

Marc Bloch

 

Nel 1921 Marc Bloch pubblicò uno dei suoi saggi più noti, destinato a una grandissima fortuna, spesso evocato come testo fondante di una storia psicologica dei conflitti: le Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra. Questa nuova versione, curata da Francesco Mores, affianca al saggio di Bloch uno studio apparso nel 1915, I crimini tedeschi provati con testimonianze tedesche, del filologo romanzo Joseph Bédier. Viene così ricostituito il legame tra Bédier e Bloch e illuminato un momento decisivo della riflessione sul potere della paura e della morte nella creazione e nella trasmissione delle notizie.

 

Joseph Bédier

(Parigi, 1864 – Le Grand-Serre, 1938)

Filologo, docente a Friburgo, a Caen, all’ École Normale e al Collège de France;  dal 1920 membro dell’Académie Française. Tra le sue opere: Les fabliaux (1893); Le roman de Tristan et Iseut (1900); Les légendes épiques (1908-1913).

 

Marc Bloch

 (Lione 1886 – 1944)

Professore di Storia medievale all’Università di Strasburgo (1919-1936), poi di Storia economica alla Sorbona fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo della metodologia storica contemporanea. Nel 1929 fondò con Lucien Febvre le «Annales d’histoire économique et sociale». Membro attivo della Resistenza, fu fucilato dai Tedeschi. È autore de La società feudale, I re taumaturghi, I caratteri originali della storia rurale francese, La strana disfatta, Storici e storia, Apologia della storia o Mestiere di storico.

Madame de Pompadour

di Edmond e Jules de Goncourt

Castelvecchi, 2014

Questa prima traduzione italiana di Madame de Pompadour si basa sull’edizione del 1878, versione rivista e ampliata del testo contenuto nella raccolta di biografie Les maîtresses de Louis XV (1860).

Nella Francia del XVIII secolo, epoca di splendori e pregiudizi, Jeanne-Antoinette Poisson intraprende con successo una vertiginosa ascesa sociale, impensabile per una donna che non volesse essere accusata di pazzia o perversione. Intrigo dopo intrigo, Jeanne-Antoinette diviene dapprima la confidente e poi la favorita di Luigi XV. Con il titolo di marchesa di Pompadour, per quasi vent’anni, la «bella filosofa» influenza la politica della corona, compresa quella estera, introduce radicali cambiamenti nella vita di corte, favorisce le arti e gli illuministi. I fratelli Goncourt raccontano la vicenda della marchesa, aggiungendo all’obiettività e alla penetrazione psicologica finezza di scrittura e progressione drammatica. Al di là del fascino di una donna che tenne a lungo in mano i destini della nazione più potente d’Europa, questa è anche la storia degli anni che preludono alla Rivoluzione Francese e, dunque, l’occasione per un’acuta analisi del potere.

 

Edmond e Jules de Goncourt

Edmond de Goncourt (Nancy, 1822 – Champrosay, 1896)

Jules de Goncourt (Parigi, 1830-1870)

Scrittori e critici letterari, furono tra i principali esponenti del Naturalismo. Insieme scrissero diversi romanzi e il Diario, monumentale cronaca della vita sociale e culturale nella Parigi del secondo Ottocento. Dopo la morte di Jules, Edmond continuerà da solo l’attività di scrittore e promuoverà la nascita dell’Académie Goncourt, che tuttora assegna annualmente il più importante premio letterario francese. Per Castelvecchi è uscito Madame de Pompadour (2014) e Madame du Barry (2015).

Il bacio di Lampedusa

di Mounir Charfi

Castelvecchi, 2014

Lampedusa come metafora di un bacio d’amore tra due continenti e tra i popoli che attraversano il Mediterraneo. In questo suo primo romanzo, sospeso tra manuale di alchimia e viaggio onirico, il medico tunisino Mounir Charfi racconta l’oscura passione delle migrazioni, fatta di necessità, di fuga dalla guerra, di fame, ma anche di sogni che hanno spinto uomini, donne e bambini a solcare questo mare a costo della vita. La fuga del protagonista avviene con la consapevolezza che questo sogno di un’esistenza migliore dall’altra riva del mare rimane un’utopia. Ma quella dei popoli che saltano da un’isola a un’altra, come se volessero sfuggire a un’antica maledizione che li vuole cittadini di una delle rive del Mediterraneo, rimane un’utopia necessaria. Pubblicato all’alba della Primavera araba, Il bacio di Lampedusa ne anticipa in forma poetica e narrativa le speranze e le rivendicazioni, con la certezza che l’esercizio della fantasia e la ribellione contro la censura sono già un gesto autentico di liberazione.

 

Mounir Charfi

Nasce in Tunisia, nella regione di Tozeur, nel 1963. Dopo gli studi universitari, intraprende la professione medica. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo, Le Baiser de Lampedusa, ispirato alle traversie delle migliaia di migranti tunisini che sfidano il deserto e le onde del Mediterraneo per raggiungere le coste italiane e francesi. Mounir Charfi vive attualmente a Tunisi.

La principessa del deserto di mezzo

di Hamid Skif

edizioni Spartaco, 2005

La società dell'uguaglianza

di Pierre Rosanvallon

Castelvecchi, 2014

Senza una vera uguaglianza la democrazia si riduce a forma di regime, e non può diventare società, comunità di singoli che condividono un terreno comune. Pierre Rosanvallon, uno dei padri del social-liberalismo e tra i più influenti intellettuali europei, prosegue con questo libro la sua analisi della crisi del sistema democratico e ne individua la ragione profonda proprio nell’arretramento del concetto di uguaglianza e nello svilimento del suo significato.  La società prodotta dal trionfo del neoliberismo – un’ideologia pervasiva che è riuscita a trasformare la propria parziale interpretazione della realtà in un insieme di verità non più discutibili – è il mondo della disuguaglianza, che non è solo ingiusto, ma anche minaccioso, violento e aperto all’irruzione di un populismo basato su un sentimento e sull’esclusione. La sinistra ha progressivamente accettato questa visione. Può arrivare al governo, ma di fatto non rappresenta più «l’immagine positiva di un mondo desiderabile», qualcosa per cui valga la pena combattere e sulla quale progettare un futuro diverso e migliore. «La sinistra ha perso ciò che aveva fatto storicamente la sua forza e la sua legittimità», e la crisi dell’uguaglianza è anche la sua crisi. Ad una analisi lucida e serrata della situazione attuale, Rosanvallon risponde con la necessità di rifondare una vera e propria filosofia dell’uguaglianza che sia fondata sulla partecipazione e sulla reciprocità. Una «società di eguali» che non può più fare ricorso alla spesa pubblica ma nemmeno consegnarsi al mito della meritocrazia, che pensi contemporaneamente i concetti di comunità e differenza e ponga il principio di un’«uguaglianza-relazione», capace di produrre un vero legame sociale che non si riduca ad astratto elenco di diritti

«Skif dà voce alla gente del suo paese. Tutto ciò viene raccontato con tale sarcasmo che al lettore rimane il riso soffocato in gola»

- Amnesty International Journal

 

«… Skif scrive con istantanee visionarie, con parabole simili a incubi in cui s’incontrano orrore ed esaltato umorismo… »

(Urs Jenny, Der Spiegel)

 

«…un’immagine poetica per descrivere il conflitto tra libertà e oppressione»

(Gert Heidenreich, scrittore, ex presidente Pen Club Germania)

 

Uno stile paradossale e onirico; un dramma reale (l'ascesa del fondamentalismo islamico in Algeria negli anni '90) descritto con una fantasia surreale, con la convinzione che «i fanatici non sopportano che si rida di loro». Con il linguaggio poetico dei cantastorie, l’autore delinea personaggi simbolici, come il «dittatore Bazooka». Le storie del protagonista-narratore raccontano le vicende della principessa ninfomane Selma, andata in sposa a un teologo fanatico che semina il terrore nel regno con l’aiuto di petrolieri e voltagabbana. Le sue «crociate» hanno come bersaglio le mosche, i cani e le donne, tutti «espressione del demonio».

 

Scritto come un dialogo tra l’autore e un interlocutore immaginario, il libro di Laurent Cohen esamina con un linguaggio scorrevole e diretto alcune tra le tematiche più attuali nel campo delle neuroscienze. Articolato in sei parti suddivise in brevi capitoli, il testo non richiede una lettura consequenziale, ma lascia al lettore piena libertà di muoversi tra i molteplici argomenti affrontati. Il funzionamento della memoria e le sue disfunzioni, lo sviluppo cognitivo infantile, l’empatia, la percezione visiva e le illusioni ottiche, il multitasking e le patologie neurologiche sono i temi che permettono a Cohen di offrire un quadro complessivo della vita del cervello. Privo di tecnicismi e rivolto anche a un pubblico non specialista, il saggio è arricchito da numerosi riferimenti alla storia delle neuroscienze e agli esperimenti su cui si fondano le più recenti e affascinanti teorie neurologiche.

 

Laurent Cohen

Professore di Neurologia presso l’ospedale Pitié-Salpêtrière a Parigi e direttore dell’équipe di ricerca neuropsicologia e neuroimmagini. I suoi studi si concentrano sui meccanismi del cervello preposti a funzioni cognitive specificamente umane, come il linguaggio e la lettura, con particolare riferimento ai pazienti affetti da danni neurologici. Per i suoi contributi alla ricerca ha ricevuto numerosi premi, come il Grand Prix EADS de l’Académie des Sciences nel 2009. Autore affermato di testi di divulgazione scientifica, tra cui sono da ricordare Pourquoi les chimpanzés ne parlent pas? Et 30 autres questions sur le cerveau de l’homme eL’uomo termometro. Quando il cervello si guasta.

Perché le ragazze sono brave in matematica

di Laurent Cohen

Castelvecchi, 2014

Shaat accettava sempre con la stessa passione ogni vicenda che il caso gli faceva trovare sul cammino. Per lui non c’erano situazioni buone o cattive: ognuna meritava di essere vissuta con gusto, perché in ognuna c’era quel briciolo di spirito che salvava l’uomo dalla degenerazione della morte. Il nuovo impiego non aveva in alcun modo cambiato il suo carattere eminentemente frivolo. Dirigere una rivoluzione non implicava affatto rinunciare alla lucidità. La sua analisi dei valori e dei principi che da millenni reggevano la terra e gli uomini non era per nulla cambiata con l’impegno politico. Rimaneva sempre convinto della fondamentale stupidità del mondo e non aveva alcuna voglia di riformarlo.

 

A Dofa, piccolo e povero emirato della penisola arabica, la pace che regna sovrana grazie alla sua stessa miseria è in pericolo da quando è entrato in azione un fantomatico gruppo terrorista. In un luogo in cui tutti si conoscono, gli attentatori rimangono nell’ombra: non si capisce quali ricchezze vogliano spartirsi i rivoltosi; la potenza imperialista che controlla gli Stati vicini si disinteressa alla sorte dell’emirato, privo di petrolio. Chi manovra gli attentatori? Chi li protegge? Il protagonista decide di vederci chiaro, girando tra vicoli, bar e alcove per svelare il senso di quella misera cospirazione.

 

Ambizione nel deserto

di Albert Cossery

edizioni Spartaco, 2006

Fatima è la più giovane allieva della classe, sedici anni, e non certo la meno dotata. Capelli e occhi neri, sorridente e riservata, è la figlia ideale dell’immigrazione araba, del tipo che lascia parlare i suoi fratelli, e finirà per andarsene con le tasche piene di diplomi ancor prima che l’orda di maschi dominanti capisca cos’è successo. L’ironia bisogna andare a cercarla lontano, nel suo sorriso, ma si finisce per trovarla...

 

L’improvvisa morte di Fatima trasforma in detective un tranquillo professore di filosofia. Si uniscono a lui un collega, il fratello maggiore della ragazza e un ex maestro, che ha lasciato la cattedra per un distintivo da commissario. Fatima stava realizzando delle interviste di strada sulla xenofobia. Alcuni giorni prima di morire, si era imbattuta in un fanatico. Per venire a capo della vicenda, bisogna trovare la videocassetta sulla quale è stato registrato l’incontro.

Al prof ne capitano di cotte e di crude, ma non si arrende: nella testarda ricerca della verità è confortato dal caro “Manu” Kant e dagli altri padri del pensiero filosofico; cita Tintin, scomoda Proust e ricorre a Marlowe mentre cerca di ricostruire le ore che hanno preceduto il suicidio della studentessa. Poi anche una compagna di classe di Fatima scompare nel nulla. E il mistero s’infittisce.

Un “noir” in cui il tema forte dell’intolleranza si fonde a una scrittura fluida, ironica, accattivante; una storia in cui l’amore finisce per essere sopraffatto dall’ottusa condanna del “diverso”.

Il sangue di Fatima

di Armand Julia

edizioni Spartaco, 2009

La strega mascherata

di Colonel Durruti

edizioni Spartaco, 2009

"Nel Soviet si muove una dottrina creativa del terrorismo: il crimine è solo uno strumento iniziale, propedeutico, che schiva integralismi o ideologie. I membri sono anarchici o ex anarchici (artisti, architetti, estetiste...) ma dell’anarchia manca il vocabolario, la sintassi, l’accademia: demolire il sistema non serve, meglio scuoterlo e poi decostruirlo, usarne le parti integre e creare “una situazione che renda impossibile qualunque marcia indietro”. In Italia – nuova palestra del Soviet e metafora di uno Stato in progressiva rovina – il bersaglio è Carlo Laronda, imprenditore legato a mafia, massoneria e ministeri; subirà il più bastardo dei processi, quello popolare. In mezzo corre un solista in maschera, il Topo Bianco, recluta estemporanea che insegue una propria sofisticata utopia criminale in cifraoulipo. Colonel Durruti scrive noir, ma è un impostore: la sua voce vera esce da ogni crepa, e quella sì che dà i brividi."

Paolo Colagrande

 

I membri del gruppo sovversivo Soviet, protagonisti di Ammazza un bastardo!, approdano in Italia dopo aver messo in subbuglio Parigi. I figli dell’implacabile ironia di Colonel Durruti si stabiliscono a Napoli, dove portano avanti l’attività sovversiva, tra azioni spettacolari e dimostrative, all’ombra della fantomatica libreria La strega mascherata. E, nell’Italia degli anni Ottanta, su chi poteva essere puntato il loro obiettivo? Naturalmente su Carlo Laronda, imprenditore rampante che fonda le sue fortune sulla costruzione di nuovi quartieri residenziali nelle aree metropolitane, intrattiene loschi legami con il mondo politico ed è membro di una loggia massonica… Laronda viene rapito e processato dal Soviet poche settimane prima dell’inaugurazione di un nuovo complesso immobiliare, Nuova Venezia… Ma l’Italia è scossa anche dalle azioni spettacolari di un sovversivo solitario, mascherato da Topo Bianco, il cui destino s’incrocerà con quello del Soviet.

Ammazza un bastardo!

di Colonel Durruti

edizioni Spartaco, 2007

«Nessuno nota quell’ometto esausto che si ferma all’improvviso in mezzo alla piazza, posa la valigia al suo fianco e lancia attorno a sé sguardi da cane bastonato... Apre la valigia, ne estrae un piccolo cartello viola che appoggia su una base di cartone. Poi tira fuori una tanica, s’innaffia di benzina e sfrega un fiammifero. Mentre si bonzifica in un secco bruciare, i passanti per nulla scoraggiati dall’acre odore d’arrosto possono leggere sul cartello: SONO UN BASTARDO.»

 

Questo romanzo «sovversivo» – a metà strada tra gli echi libertari del maggio ’68 e le rivolte nelle banlieue – muove dai canoni del noir classico per sovvertire anche quelli… È primavera e in tutta la Francia fioriscono provocatori manifesti inneggianti alla rivolta. Il giorno seguente un’onda di attentati, violenti e non, si abbatte sul paese. Un senatore viene ucciso, le indagini della polizia seguono a fatica le mosse dell’organizzazione, che riesce a mettere in atto azioni clamorose e provocatorie (come la tinteggiatura in viola delle facciate di un intero quartiere). Il governo trema, il «Soviet» dichiara la paternità delle operazioni. Un giovane ispettore si mette sulle tracce dei terroristi. Affrontando il caso, però, sprofonda nei dubbi. Cercando di capire, si mette in discussione. Saranno due donne (Claire Maroselli, una squillo d’alto bordo, e Virginia Slapski, una giovane artista d’avanguardia) a cambiargli la vita per sempre.

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